ECIG Edizioni, 2004. — 270 p.
Avvolti per lunghi secoli nelle fitte nebbie che, secondo gli autori medievali, si stendevano sulle loro terre cupe e inospitali, folte di foreste, acquitrini e lande infernali, i feri Germani furono con romantico slancio portati dall'opacità storiografica alla brillante quanto illusoria posizione di razza dominante europea, e rivestiti del sanguigno e brunastro manto del più puro spirito ariano. Diradate le foschie delle menti e azzoppate le mitiche ali vichinghe, rimane oggi fermo il fatto che Franchi, Alamanni e Burgundi, Gepidi e Longobardi,tenaci protagonisti delle invasioni che travolsero l'Impero romano d'Occidente, ma altresì innegabili padri genetici e culturali della moderna Europa, rimangono ai più tuttora sconosciuti. Dietro la litania di invasioni e date arranca spesso una fantasia colma di immagini "barbariche" e confuse: ben poco si dice infatti della storia, dell'arte e della cultura di questi popoli, che sopravvissero a quattro secoli di convivenza con Roma per diventare infine le élites delle nazioni un tempo a lei soggette ed imporre una forma politica nuova - il feudalesimo - sulle rovine della pax romana e della relativa lex. Malcolm Todd ricostruisce e delimita in questo saggio lo spazio proprio della cultura e delle popolazioni germaniche, ricollocandole nel contesto antropologico e geografico delle altre civilizzazioni protoeuropee (Sciti, Celti, Latini, Greci), senza perdere mai di vista né i continui scambi materiali e artistici, né le significative differenze tra le varie etnie che alimentarono la profonda e dolorosa trasformazione della nostra civiltà durante i "secoli bui" dell'Alto Medioevo.